Problema
COS’HANNO IN COMUNE QUESTE MALATTIE AUTOIMMUNI?
- Artrite reumatoide
- Lupus eritematoso sistemico
- Celiachia
- Hashimoto (tiroidite autoimmune)
- Psoriasi
- Diabete di tipo 1
- Depressione
- Morbo di Crohn
- Vitiligine
- Spondilite anchilosante
- Narcolessia
- Colite ulcerosa
- Sclerosi multipla
- Sindrome dell’intestino irritabile (IBD)
E’ EVIDENTE: UN ECCESSO DI INFIAMMAZIONE.
In particolare: il conseguente danno alla mucosa intestinale che rende permeabile l’intestino, arrecando la risposta di una malattia autoimmune, che si verifica appunto quando il sistema immunitario attacca erroneamente i tessuti sani del corpo. Questo può portare a sintomi debilitanti e danni cronici.
Infatti:
- un intestino sano permette l’assorbimento dei nutrienti essenziali e agisce come barriera protettiva contro tossine e allergeni, impedendone il passaggio nel sangue
- quando l’intestino diventa permeabile la mucosa intestinale si danneggia, creando delle “aperture” attraverso le quali le tossine possono penetrare nel flusso sanguigno, provocando vari problemi di salute. La permeabilità intestinale può essere causata da diversi fattori, spesso legati a una dieta non adeguata: tra i principali responsabili ci sono i cereali (che contengono lectine), i legumi e le solanacee (che contengono saponine).
l'approccio e le soluzioni
Purtroppo molti professionisti della salute continuano a focalizzarsi sulla gestione dei sintomi piuttosto che sull’eliminazione delle radici del problema. A mio parere, infatti, lo stile di vita e l’atteggiamento individuale giocano un ruolo cruciale sul benessere generale della persona. Ci hai mai fatto caso? Nasciamo in buona salute, ma poi ci ammaliamo nel corso della vita… evidentemente ci deve essere qualcosa che non va nella nostra gestione della salute (so che sarebbe più facile delegare colpe e responsabilità alla nostra genetica o a un complotto globale contro la nostra salute e felicità, ma purtroppo o per fortuna siamo noi gli unici veri responsabili).
Comprese le conseguenze negative di una mala gestione alimentare, della salute e dell’infiammazione, è utile anche sapere che si può e si deve intervenire per riappropriarsi del proprio benessere. Un valido supporto arriva dal protocollo AIP, che si basa sui principi dell’alimentazione paleo tradizionale, ma con ulteriori modifiche e restrizioni temporanee. Questo approccio è appositamente studiato per aiutare chi soffre di malattie autoimmuni a gestire i sintomi in modo naturale e a migliorare la qualità della vita.
È ottima anche come indicazione temporanea terapeutica per colmare carenze nutrizionali, riequilibrare il microbioma, migliorare la permeabilità intestinale, mantenere l’equilibrio ormonale, aumentare le difese antiossidanti, ritrovare energia e diminuire l’infiammazione sistemica con i relativi rischi cardiovascolari. Può avere effetti sul peso, sì, ma questi sono secondari e derivano principalmente dal recupero della salute e del benessere. La dieta paleo autoimmune è, in definitiva, una dieta che cura.
- Proteine: carne di qualità (meglio se grass fed), pesce (meglio se pescato e non allevato, con attenzione alla FAO relativa), frutti di mare, frattaglie, prosciutto crudo DOP
- Verdure: di stagione
- Radici
- Frutta fresca: in quantità moderata e di stagione (preferenza sui frutti di bosco in quanto meno ricchi di zuccheri e densi di antiossidanti). La frutta disidratata è da preferire in minor quantità e solo occasionalmente. Importante ricordare che in questa fase si consiglia di stare sotto i 20g di fruttosio al giorno per non rallentare la guarigione intestinale
- Grassi sani: cocco, olio di cocco, burro di cocco, latte di cocco (solo contenente cocco, non altri ingredienti), cocco rapè, olive, olio d’oliva, avocado, olio di avocado
- Brodo di ossa: ricco di nutrienti per la guarigione intestinale
- Erbe e spezie: fresche e senza additivi
- Amidi: patate dolci, platani, ecc
- Alghe
- Miele: occasionalmente e in quantità limitate
- Te, caffè di cicoria, tisane
- Cereali e glutine: inclusi grano, riso, orzo, quinoa, amaranto, ecc
- Legumi: inclusi fagioli, lenticchie, soia, arachidi
- Latticini: tutti i tipi, compresi latte, formaggio, burro
- Uova: non sempre, ma in alcuni soggetti possono scatenare infiammazione
- Frutta secca e semi: non sempre, ma in alcuni soggetti possono irritare l’intestino
- Solanacee: come pomodori, patate, melanzane, peperoni, peperoncino, bacche di goji
- Castagne e farina di castagne
- Cacao e cioccolato
- Alcool
- Zuccheri
- Dolcificanti
- Conservanti, coloranti, addensanti, grassi idrogenati/trans, oli vegetali, qualsiasi cibo/bevanda processata
- Fasi dell’AIP: Il protocollo è diviso in due fasi principali: l’eliminazione e la reintroduzione. Nella fase di eliminazione (della durata di 4/6 settimane), si evitano rigorosamente tutti i cibi scatenanti indicati. La fase di reintroduzione avviene successivamente e lentamente, per identificare quali cibi possono essere reintegrati senza causare sintomi.
- Stile di vita: Oltre alla dieta, pratiche come la gestione dello stress, l’esercizio fisico, la gestione di eventuali integratori alimentari e il sonno di qualità sono fondamentali per massimizzare il benessere generale